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Area condizionata
Un infinito ringraziamento a Vittore
Baroni, sempre disponibilissimo, per il tempo dedicato...
L’audio-rivista Area
Condizionata,
composta da una audiocassetta di un’ora e un libriccino di una
ventina di pagine più diversi allegati (perfino un coltellino di
plastica e una patatina sintetica), è stato un progetto
completamente personale per quanto riguardava ideazione,
realizzazione e distribuzione, anche se coinvolgeva nella parte
sonora numerosi artisti internazionali (43 in tutto, per la
precisione). Ho realizzato solo tre numeri, in tiratura di 300 copie,
più quattro o cinque supplementi (bizzarre cassette-oggetto) in
tiratura limitata a poche decine di copie, tutti prodotti usciti nel
corso del 1983. Facevo tutto io in casa, testi, grafica,
impaginazione, assemblaggio (possedevo una macchinetta per sigillare
a caldo le bustine in plastica bianca che contenevano la rivista,
dando un’impressione di lavoro molto “seriale”), solo per la
duplicazione delle cassette mi servivo di una ditta esterna per
velocizzare i tempi, ma il resto era rigorosamente fai-da-te. I primi
anni Ottanta sono stati un periodo incredibilmente creativo per
quanto riguarda la musica autoprodotta e scambiata su cassetta, un
movimento su scala planetaria che ha assunto diverse denominazioni -
Cassette Culture e Tape Network le più diffuse - e che possiamo
considerare una diretta filiazione dell’attitudine do-it-yourself
scaturita dal punk. Una effervescenza creativa che può essere
benissimo paragonata ad altri periodi cruciali nella storia della
musica popolare (psichedelia, garage, krautrock, ecc.) ma che era
contraddistinta da un eclettismo stilistico di difficile
classificazione, spaziando dal rumorismo più radicale a recuperi di
musica progressiva, folk, jazz, ecc. In quel periodo ricevevo una
gran quantità di cassette da ogni parte del mondo, frutto dei miei
numerosi contatti nei circuiti della mail art e della musica
indipendente (scrivevo sul mensile Rockerilla e collaboravo a varie
fanzine non solo italiane). Nonostante le molte attività editoriali
del gruppo/etichetta TRAX che mi hanno coinvolto dal 1981 al 1987 e
nonostante gli esperimenti sonori portati avanti dal 1980 sotto la
sigla Lieutenant Murnau, in quel periodo ricevevo una tale quantità
di proposte sonore e di materiali interessanti, che trovai il modo di
realizzare anche questa nuova audio rivista. Evidentemente il 1983 è
stato per me e per il Network un anno particolarmente intenso e
produttivo.
Nell’impostazione del progetto avevi
modelli a cui ti ispiravi?
Avevo
certo in mente altri esempi di
audioriviste da poco in circolazione, come le raffinate produzioni
della londinese Touch, ma più che altro ho cercato di creare un mio
“format” il più possibile originale e personale. Ogni numero
aveva un tema specifico e quasi tutti i contributi sonori sono stati
realizzati appositamente per Area Condizionata: il primo nastro
“Italiano Industriale” voleva essere una ricognizione nell’attiva
scena post-industriale della penisola, “The Voice” metteva a
fuoco l’uso della voce coinvolgendo poeti sonori e artisti postali
oltre che musicisti di diversa estrazione, “Videogames for the
Blind” era più fantasioso nella sua richiesta di elaborare
“videogiochi per ciechi” (argomento un po’ paradossale, ma di
recente ho scoperto che sono stati inventati veramente dei
videogiochi utilizzabili da non vedenti!).
La
diffusione della pubblicazione come
avveniva principalmente?
Circa
metà delle copie prodotte
venivano date in distribuzione a piccole imprese attive nel settore
musicale indipendente (come Materiali Sonori in Italia, Rough Trade a
Londra e San Francisco, Front De L’Est in Francia, Ding Dong in
Olanda, ecc.), le altre copie in parte le vendevo direttamente per
corrispondenza (bastava qualche recensione uscita su fanzine e
riviste musicali per spargere la voce) e in parte le scambiavo con
altri produttori di materiali analoghi. Era un mercato estremamente
di nicchia ma che aveva, su scala internazionale, uno zoccolo duro di
appassionati che permetteva alle piccole etichette di mettere in
circolazione titoli prodotti anche in 500-1000 copie o più, che
andavano esauriti nel volgere di pochi mesi. Poi, era comunque molto
difficile ricavare un utile da queste attività, dato il margine
ridotto di guadagno e la preoccupante tendenza dei distributori ad
andare falliti o a scomparire nel nulla senza onorare i loro debiti
(non diversamente da oggi). Si trattava però di una sorta di
comunità creativa espansa di cui era bello sentirsi parte e molti,
io per primo, erano perfettamente soddisfatti anche solo della
possibilità di scambiare in gran quantità opere con altri
produttori, arricchendo la propria collezione e andando a scoprire
sempre nuovi artisti.
Come
ti eri organizzato per la
creazione (assemblaggio del materiale, registrazione e duplicazione
dei nastri etc. ) dell'allegato sonoro? Cosa facevi parallelamente ?
Ho
sempre avuto il pallino delle
auto-produzioni casalinghe, fin da bambino con carta, matite, forbici
e spillatrice mi divertivo a creare riviste a fumetti in copia unica.
Le prime rivistine fatte in casa a cui ho preso parte, fogli di
poesia, musica e varia controcultura, risalgono ai primi anni ’70.
Nel 1979 ho dato vita alla rivista di mail art Arte Postale! che
aveva all’inizio una periodicità quasi mensile. Quando sono giunto
a creare Area Condizionata ero insomma ben rodato e avevo già
acquisito tutte le conoscenze necessarie per sfruttare al meglio,
ottimizzando i costi e minimizzando gli sprechi, le tecnologie
“povere” a mia disposizione: off set a basso costo e
fotocopiatrici nelle copisterie della mia zona, ancora niente
computer quindi impaginazioni fatte rigorosamente a mano con macchina
da scrivere, trasferibili Letraset, forbici e colla, montaggi audio
con piastre per audiocassette e altra tecnologia a basso costo. Per
la creazione dei nastri, ricevevo per posta i brani originali su
cassetta dagli autori, da questi ricavavo un master su cassetta ad
alta fedeltà miscelandoli con un mixer Teac a quattro piste
(comprato di seconda mano dall’amico Piermario Ciani) collegato a
tre lettori per audiocassette. Portavo poi il master a una ditta per
la duplicazione veloce di cassette, o in caso di piccole tirature,
duplicavo direttamente in casa, apponendo poi adesivi sulle cassette
e sulle bustine 20x20 cm. che contenevano la rivista. La “catena di
montaggio” si svolgeva tutta tra la mia cameretta da letto e il
salotto, con visite frequenti all’ufficio postale e alle
copisterie. Parallelamente, portavo avanti altri progetti di
auto-produzione (i già citati TRAX, Lt. Murnau, Arte Postale!),
organizzavo mostre di mail art, collaboravo a riviste musicali,
completavo i miei studi universitari e lavoravo d’estate all’hotel
di famiglia, rammaricandomi di non trovare il tempo per fare qualcosa
di più concreto come scrivere un romanzo o sceneggiare una serie a
fumetti (comincio a pensare che sia stato meglio così!).
Ricordi eventi o situazioni
significative legate ad Area Condizionata? Tal progetto portò alla
creazione di sinergie che sfociarono in progetti futuri ?
La
rivista ha avuto una vita molto
breve quindi non c’è stato proprio il tempo materiale per
sviluppare eventi live o altri progetti correlati. Succedeva spesso
che i miei contatti confondessero Area Condizionata con le produzioni
audiovisive di TRAX e quello deve essere stato uno dei motivi che mi
hanno spinto a chiudere rapidamente l’esperienza, per non essere
costretto a tenere i piedi in troppe staffe e per non ingenerare
confusione. Gran parte degli autori che hanno partecipato alle
cassette di Area Condizionata li avevo già incrociati per altre
strade, ad esempio recensendo loro lavori su Rockerilla o scambiando
materiali di mail art, quindi si è trattato piuttosto di continuare
a sviluppare sinergie già in atto, alcune delle quali hanno poi
avuto ulteriori sviluppi. Ci sono musicisti e poeti che hanno
partecipato ad Area Condizionata, come M.B., Daniele Ciullini, Nigel
Ayers di Nocturnal Emissions, Giovanni Fontana, Rod Summers, Sergio
Cena, Enzo Minarelli, con cui sono tuttora in contatto e con cui ho
avuto modo di collaborare più volte, nell’arco di oltre tre
decenni, incontrandoli di persona, organizzando loro concerti,
creando lavori a più mani. Pur nella sua breve storia, Area
Condizionata ben esemplifica il mio modo preferito di lavorare:
ideando e coordinando progetti “di rete” accomunati da un tema.
Al progetto hanno preso parte artisti di pregio, dai Die Form ad
Asmus Tietchens, dai F.A.R. ai Legendary Pink Dots, alcuni dei quali
oggi purtroppo scomparsi (come Amok/Enrico Piva e Arrigo Lora
Totino), davvero non mi dispiacerebbe prima o poi riuscire a
ristampare i tre volumi.
Come
spieghi l'alternanza di testi in
italiano e testi in inglese?
Tutto
il progetto si reggeva sulle mie
spalle e trovavo un po’ troppo noioso e “burocratico” preparare
la rivista in edizione completamente bilingue, il che avrebbe otre
tutto richiesto più pagine e sbilanciato il rapporto tra testo e
immagini. Avrei potuto fare l’edizione solo in inglese, ma sapevo
che la rivista avrebbe circolato in buona parte in Italia quindi, un
po’ anche per nazionalismo e amore della bizzarria, ho optato per
un’anomala soluzione mista, che certo può aver indispettito
qualcuno. Del resto, il libriccino formato cartolina serviva
soprattutto come complemento alla cassetta, i testi erano volutamente
molto succinti, in alcuni casi parodie di recensioni, un piccolo
banco di prova per micro-sperimentazioni letterarie, ma il nucleo
portante del progetto era certamente la cassetta audio.
Vittore Baroni
Le tre audiozine, da sinistra a destra, i numeri ... 3, 2, 1.
Le
altre immagini presenti in alto e a sinistra raffigurano le
copertine delle mini 'zine che accompagnano le tre cassette.
Qui sotto il dettaglio dei contenuti delle cassette,
estratto, per comodità, da Discogs:
ITALIANO INDUSTRIALE
THE VOICE/LA VOCE
VIDEOGAMES FOR THE BLIND
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