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"Dalle Fanzines alle Punkzines o della Selfcommunication antagonista"
tratto
da "La
rivolta dello stile", Franco Angeli Editore 1983
di Jumpy .V. Elena
a. Fanzine . Parola slang
che, quando
nominata evoca un arcano mondo di produzioni underground spesso oltre
i margini della illegalità: plichi di fotocopie graffettate con
cancellature a biro blu, ciclostilati pieni di refusi con bordi
macchiati d'inchiostro, fogli ripiegati malamente con parti
ritagliate ed articoli incollati, giornaletti in offset coi colori
fuori registro, bollettini a tiratura limitata dei clubs più strani
ed impensabili ed in pratica tutti quei fogli e riviste che escono
non si sa quando e si trovano non si sa dove ma ben difficilmente
nell'edicola sotto casa.
In altre parole: Fanzine =
editoria
marginale, povera, anzi poverissima.
b. Punkzine. Troppe volte
usati come
sinonimi, i vocaboli fanzine e punkzine esprimono invece due realtà
sostanzialmente diverse. Il termine fanzine nasce dalla contrazione
ormai storica tra i vocaboli inglese Fan (seguace, tifoso,
appassionato) e Magazine (rivista) e proprio per questo motivo
rappresenta qualcosa di vago, non ben delineato e decisamente
onnicomprensivo.
La punkzine è invece una
rivista con
un preciso connotato di media parallelo ai dischi, ai concerti, alla
comunicazione verbale, proveniente da un'area culturale punk di cui
si fa portavoce dei bisogni, delle idee, delle aspirazioni, degli
interessi. Ciò non toglie naturalmente che possano esistere (ed
esistono) riviste che si occupano di punk, più propriamente
definibili fanzines e non punkzines. Questo perchè ciò che
determina la differenza non è tanto il contenuto quanto l'approccio.
Se è vero che fanzine è un termine valido sia per indicare la
rivista dei tifosi della Juventus sia il giornalino degli Zero -
folli romani o della Kiss Army o dei collezionisti di Hard Core Punk
californiano, è pure vero che dette riviste si rifanno al loro
soggetto in termini di divismo e di ammirazione, per l'appunto da fan.
Un esempio ne è il "Syd
Barret
Newsletter" che esce da moltissimi anni ed il cui contenuto
riguarda esclusivamente la vecchia "testa acida" dei Pink
Floyd.
Di conseguenza quanto più
l'approccio
sarà professionale, culturale, di controinformazione, tanto più la
definizione di fanzine tenderà a diventare limitativa, stretta,
inesatta. Il giornale dedicato ai possessori dello ZX Spectrum non è
una raccolta di sperticate ed estatiche lodi alle capacità grafiche
di questo computer, ma un mazzo per favorirne l'utilizzo e le
prestazioni ed aumentare la diffusione del software a tutto vantaggio
dei suoi possessori.
E' si un giornale marginale
ed al di
fuori della portata del grosso pubblico, venduto solamente per
corrispondenza ed autoprodotto da un piccolo gruppo di "non
professionisti" dell'editoria, ma non per questo è
necessariamente una fanzine (anche se suona più "romantico"
chiamarlo così).
c. Le punkzines in Italia.
Già si è
detto dell'aspetto "povero" con cui, si presentano le
fanzines e le punkzines. Ciò è dovuto al fatto che o per scelta
politica e/o metodologica (per le punkzines) o a causa della loro
totale marginalità (bassa tiratura, scarsa credibilità, anche
commerciale) esse non presentano spazi pubblicitari di nessun tipo,
lavorando quindi con budget incredibilmente bassi, generalmente
contributi dei redattori stessi, spesso dell'ordine di poche decine
di migliaia di lire. Questa prima scelta, unite ai contenuti
fortemente politicizzati o che per lo meno esprimono sensibilità
politica e rifiuto per il presente ordine di cose autoritario ed
oppressivo, ed unita alla volontà di intervenire in prima persona
alla diffusione della comunicazione antagonista, differenzia
nettamente le punkzines dalle fanzines, troppo legate al interessi
particolaristici quali le conchiglie, il windsurf, i boardgames, una
squadra di calcio od un cantante, e le pone sullo stesso piano dei
fogli di movimento o dei giornali autogestiti dei gruppi politici
minoritari. Una macroscopica differenza ne fa però saltare in parte
il ponte: è l'elemento self-indulgent o meglio di
self-communication, cioè l'auto appagamento, l'accrescimento
personale, la nascita di un dialogo con se stesso da parte di chi "fa
una punkzine, che lo porta ai interessarsi al una serie di problemi e
fatti sociali a cui prima mai aveva prestato attenzione.
Occorre infatti dire che
generalmente
le punkzines sono prodotte o da un nucleo ristrettissimo o
addirittura da una sola persona che spesso si occupa di scrivere gli
articoli, fare e trascrivere le eventuali interviste, fare le
fotografie, i disegni, comporre le pagine ed impaginarle, stampare
(quando possibile: fotocopie, ciclostile, matrici elettroniche,
serigrafia, offset), assemblare le copie, graffettarle, distribuirle,
venderle direttamente e naturalmente mettere di tasca propria i soldi
per tutta l'operazione.
Un simile procedimento
comporta che:
1. la 'zine è sentita come
qualcosa di
proprio e non come un clinico per quanto incendiario giornale uscito
in modo spersonalizzante da una tipografia;
2. il porsi, generalmente
per la prima
volta (considerando anche l'età dei"redattori", spesso dai
15 anni in su), nel ruolo del "giornalista" dà luogo ad
una responsabilizzazione che determina essa stessa coscienza politica
e non viceversa;
3. l'intervento manuale su
tutto il
procedimento prima e su ogni singola copia poi, trasforma la 'zine in
un nuovo media (Art in Revolution) composto dall'immissione della
propria creatività artistica su di una base di comunicazione e
sensibilizzazione diretta e non simbolica od ermetica.
Come tale la punkzine
decompone i
preesistenti e differenziati moduli di comunicazione artistici e
politici.
La punkzine (e in ciò si
rifà,
seppure inconsciamente, al futurismo), distrugge l'arte borghese
spacciata per controcultura: una punkzine di 10 pagine corrisponde a
10 litografie di qualunque "artista di sinistra", ma viene
venduta
suppergiù a prezzo di costo
(arte
politica).
La punkzine distrugge il
giornale
politico istituzionale spacciato per controculturale in quanto
1)
portatrice di controinformazione proveniente dal basso;
2)
stravolge 1 'imposizione alla passività sottesa allo schematismo
delle monolitiche incolonnature fotoconposte IBM, alle pagine
regolari in nero su bianco, rassicuranti ma carcerarie, uguali a se
stesse, sterilizzate. La punkzine è caos espressivo, creatività
libertaria senza compromessi e mediazioni estetico politiche, e la
forma ne sottolinea il contenuto (politica artistica, e come tale
liberatoria).
Va comunque detto per dovere
di cronaca
che i progenitori delle punkzines italiane sono i fogli metropolitani
della primavera del '77, in cui si riscontrano pulsioni, aspirazioni,
a volte forme, ed un background mixed media, simili a quello delle
punkzines odierne.
Le 'zines di
selfcommunication
antagonista nascono dunque nel '77. In Inghilterra (Ripped &
Torn, Tales of Dayglo. Sniffin' Glue) con l'esplosione dì
straboccante entusiasmo del punk rock, come sua estensione anti
piattomarronista ed antiistituzionale nei confronti del sistema e
della stessa stampa ufficiale. E già le 'zine del '77 sono molto più
lucide dei gruppi, impregnate di un "sentire" politico e
della volontà di non essere solo "diversi", ma
decisanente"contro" che aprirà la strada ai primi gruppi
non più punk rock ma punk, coscientemente anarchici.
In Italia (WoW, Zut,
A/traverso) come
coagulo delle esperienze di anni passati alla ricerca di un nuovo
modo di far politica che non sia più mera teoria ma pratica di vita
alternativa.
Ed è logico che la prima
(punk?) zine
italiana nasca dalla fusione di queste due esperienze: nel settembre
'77 esce a Milano DUDU, che cambierà poi il nome in POGO, ancora
infarcita di trasversalismo e damenzialità dotta (dada, da cui il
nome Dada+Punk=Dudu) fusi alla disperazione, alla rabbia, all'acerba
provocazione del punk rock.
A ciò seguono anni di
transizione.
All'interno di quel grande calderone che è la nascente scena punk
italiana molta gente (e fanzines) va e viene, chi alla ricerca di una
nuova moda, chi di una menzione su Novella 2000, ma anche, per molti,
di una propria identità politica, di una coscienza della propria
alterità, di un nuovo modulo espressivo. Sono gli anni in cui il
punk rock grossolano e superficiale si trasforma in punk, nascono i
primi gruppi politicamente motivati e consci del proprio ruolo. Si
arriva così all'estate dell' '80 quando, in occasione del concerto
"gratuito" dei C(L) ash in Piazza Maggiore, il già nato
Movimento, Punk bolognese distribuisce un volantino che, oltre a
denunciare l'infame gioco degli "stantii Clash, venduti al
sistema" ed evidenziare di conseguenza il significato
strumentale di tale concerto, annuncia anche l'uscita della prima
punkzine italiana:
"Kids, il sistema continua a
darci
merda da mangiare-respirare-ascoltare così come ci passa questi
fottutamente inoffensivi Clash e cerca di convincerci che il punk è
morto; non possiamo permettere che si imposessi delle nostre cose per
poi svuotarle e restituircele innocue. DOBBIAMO usare ogni mezzo a
nostra disposizione per evitare che ci studino, facciano tesi su di
noi, cerchino di interpretarci-svelarci-spiegare chi siamo cosa
facciano e cosa vogliano. DOBBIAMO strappare il punk dalle pagine
dell'espresso e della Repubblica, ed evitare che venga recensito ed
interpretato come genere musicale per estirpargli ogni potenzialità
eversiva.
Per impedire che fottuti
buchi del culo
in giacca e cravatta come peppe videtti graziano origa manuel
insolera sparino montagne di cazzate sul punk, dobbiamo essere noi
stessi a parlare, sputare, gridare scoprire il culo a popster ciao
2001 rolling stone e a tutti i loro fottutissimi intrighi. Se siamo
incazzati è perché abbiano le palle rotte di come stanno andando le
cose, e non vogliano che critici ex politicanti-impiegati di banca
incravattati-eroinomani e poseurs ci vengano a raccontare della
pochezza tecnica di Crass, Wall o SLF e delle progressive raffinate
melodie dei fottuti Contorsions e di quello stronzo di James Chance
e/o della merdosissima star nina hagen.
la nostra incazzatura e la
nostra
rabbia con due accordi non viene solo dalla musica perciò non
lasciamoci inghiottire la testa e le palle di disco sperimentale e di
spettacolo se viviamo in un mondo di
violenza--rapine-eroina-proiezioni subliminali e di induzione di
massa.
PUNK E' LOTTA CONTRO TUTTE
QUESTE COSE.
Per questo motivo qui a Bologna stiano preparando una fanzine a
distribuzione nazionale che parli delle situazioni nelle quali ci
stiamo muovendo. Una PUNKZINE quindi (e non un bollettino per
rincoglioniti fans di damned sex pistols clash o ramones) che si
occupi in modo particolare di quello che succede in Italia, delle
nostre bands dei nostri bisogni delle nostre incazzature dei nostri
desideri e dei nostri obiettivi".
Il volantino ottiene un
insperato
successo e viene tra l'altro ripubblicato e/o citato da vari giornali
e addirittura da una delle riviste musicali che sullo stesso
volantino erano state violentemente attaccate. Grazie nonostante
tutto ciò alcuni mesi dopo, all'inizio di novembre, esce il primo
numero di ATTACK PUNKZINE. L'editoriale dichiara:-"Dunque questa
punkzine serve proprio ad informare, a rendere noto ciò che il
monopolio della stampa borghese, infarinandoci di SOLO MUSICA cerca
di nascondere, e ciò che l'editoria di sinistra, dopo averci per
anni accusati di fascismo o atteggiamenti nazi, ed ora resasi conto
del colossale abbaglio cerca di propinarci in modo aleatorio, esterno
e tendenzioso SUL PUNK ... Perciò questa punkzine come informazione
in primo luogo e come lotta alla misinterpretazìone del punk, perché
nessuno meglio di noi può dire ciò che NOI siamo" - (e ciò
tra l'altro spiega in modo inequivocabile perché ho accettato di
scrivere questo articolo. Nda).
Con Attack si apre un nuovo
periodo,
definitivamente punk; molte altre punkzines nasceranno, non
necessariamente
per sua influenza ma proprio
perchè i
tempi sono ormai maturi ed è giunto il momento di parlare
direttamente, da punks per punks, come dichiara Kill Your Pet Puppy,
importantissima punkzíne inglese.
A questo punto continuare a
parlare in
termini di excursus storico può risultare fuorviante, poichè le
punkzines, diventando uno strumento importantissimo seppur marginale
di informazione/comunicazione antagonista, assurgono al ruolo di
creatrici di realtà ed espressione del presente storico e devono
quindi essere esaminate singolarmente in base alle loro
caratteristiche particolari, e non in base al loro ruolo sociale d'
insieme.
Va comunque ricordato che
sia che
abbiano una tiratura di 10 o 2000 copie, sia che vengano diffuse solo
in un piccolo paesino dell'Umbria o nei dintorni di Catania, sia che
abbiano una capillare ma sempre sotterranea rete di distribuzione
nazionale, le punkzines sono e restano 1) un importantissimo
contributo alla diffusione degli ideali anarchici libertari ed
all'informazione su tutte le forme e gruppi di lotta marginali, oltre
che sui gruppi musicali esterni al circuito ufficiale; 2) un
evidentissimo esempio di come si possa gestire in prima persona il
proprio ambito socioculturale senza restare terminali passivi
intrappolati nei ruoli di lettore/ascoltatore/consumatore voluti dai
sistemi e neocapitalismo avanzato. Le punkzines sono quindi un
notevole passo verso l'autogestione (e l'anarchia in pratica).
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