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"Le
fanzine"
(di
Giacomo Mazzone, da "Compra o muori", Stampa alternativa 1983 )
Per chi aveva già
pratica di "fogli dì movimento" cioé di quel migliaio di opuscoli
coloratissimi, di tutti i formati, che erano seguiti alla breve
primavera politico-creativa del '77, o, ancora, delle pubblicazioni
underground di inizio anni '70, l'avvento delle fanzines, sul finire
dei decennio scorso, nel nostro paese è stata solo una piacevole, ma
prevedibile sorpresa.
Per chi invece sconosceva totalmente questo mondo ed era abituato
esclusivamente ai veleni in carta patinata dell'in formazione musicale
ufficiale, il trauma e lo shock sono stati totali.
Lo stesso spirito di "militanza" creativa, di amore per il "nuovo ed
interessante", di passione per la scoperta e di disinteresse per
l'aspetto economico che erano comuni a quelle due precedenti ondate di
voli in libertà, lo si è ritrovato pari pari nelle fanzine musicali.
Tant'è che uno dei primi esempi italiani dei genere, vale a dire "Pogo"
organo del movimento duduista punk milanese, nasce proprio a ridosso
dell'esaurimento dell'esperienza dei "fogli di movimento". Ma se lì era
la valenza politica, la molla che faceva ruotare il mondo, per "Pogo"
quel che conta è che in Inghilterra, nel '77, è successo qualcosa di
grosso e che nessuno in Italia se ne è ancora accorto. Vi si parla di
Damned, Sex Pistols e Rezillos quando in Italia ben pochi sanno chi
siano, quando ancora i loro dischi sono totalmente sconosciuti, e
quando l'unica informazione arrivata sul loro conto, era che si
trattavano di fascisti camuffati. Così che, come dieci anni prima, i
Katanga dei Movimento Studentesco picchiavano i capelloni venditori di
"Re Nudo" davanti alla Statale, adesso erano quelli di "Pogo" e i punk
milanesi a prendere altre botte dagli stessi servizi d'ordine ancora in
piena attività.
Poiché però come tutti sanno, le spranghe non possono arrestare il
corso della storia, mentre i Katanga sono oggi scomparsi, le fanzines
italiane hanno continuato a crescere e prosperare.
Dalle Alpi alla Sicilia, da Bari ad Aosta, questo nuovo messaggio si è
diffuso rapidamente, di pari passo con il crescere dell'attenzione per
la new wave e per l'esperienza punk.
Mentre "Pogo" è morta da tempo, oggi alcune fanzines della prima ora
sono cresciute, sino a trasformarsi in giornali rispettabili, stampati
in tipografia e con tanto di foto a colori. E' questo il caso di
"Rockerilla" nata tre anni fa a cavallo tra la Liguria ed il Piemonte
come bollettino per i patiti del folk e del country, trasformatasi poi,
nell'arco di poco tempo, in una rivista a periodicità regolare, con
tanto di redazione. Un percorso analogo a quello compiuto da altri
giornali specializzati musicali con aspirazioni più alte come "Mucchio
Selvaggio", "Prisma", e "L'ultimo Buscadero", che però hanno avuto alle
spalle il finanziamento iniziale di alcuni importatori di dischi di
rilevanza nazionale, bisognosi di supporti promozionali per i loro
dischi import. E' proprio questo tipo di utilizzazione "impropria"
della fanzine (intesa come mezzo di comunicazione orizzontale sulla
musica, da fari a fari, senza la mediazione critica dei giornalisti)
permette di trarne alla luce alcune caratteristiche essenziali. Le
fanzines, infatti, nascono in Italia, come già accaduto negli altri
paesi, per rispondere ad un bisogno di informazione prepotente su dei
fenomeni di insubordinazione musicale che sfuggivano fin dall'origine
al controllo delle case discografiche maggiori, che poi sono quelle che
determinano il livello ed i temi dell'informazione discografica
ufficiale.
Questa frattura fra una produzione musicale stimolante ed indipendente
(ma trascurata dai mezzi di comunicazione ufficiali) ed un'informazione
musicale specializzata che s'interessava solo di musicisti pompati
dalle case discografiche, ma non più seguiti dal nuovo pubblico
emergente, ha fatto sì che ci fosse bisogno delle fanzines.
E così come in Inghilterra, dall'esplosione delle fanzines contro il
sordo monopolio di Melody Marker-Sound-New Musical Express, si sono
sviluppate delle riviste serie (come Zig Zag), analogo fenomeno è
avvenuto in Italia con le riviste di cui dicevamo prima.
Ma la fetta più interessante del fenomeno fanzines in Italia è invece
quella tuttora rimasta marginale (perché tale deve essere per
definizione) che copre argomenti ed interessi più marginali e
trascurati, che si occupa prevalentemente di artisti i cui dischi non
sono rintracciabili in Italia, o di artisti del nuovo rock italiano,
che non hanno ancora inciso o che lo hanno fatto solo su mezzi di
fortuna. Purtroppo finora questo secondo aspetto, dell'interesse per la
produzione musicale nazionale, è mancato quasi del tutto (tranne per
quelle fanzines realizzate dagli stessi musicisti) e ci si è limitati a
scovare (grazie ad una mobilità sullo scacchiere mondiale maggiore del
passato e completamente autofinanziata) le ultime novità di Akron,
trascurando o misconoscendo quelle di Pordenone.
Questa tendenza si è comunque leggermente modificata fino ad arrivare a
fanzines che parlano esclusivamente della scena italiana, è il caso di
Nuova Fahrenheit Punkzine e altre che danno ampio spazio al rock
italiano, e/o alla situazione "locale- come "Rockgarage" di Venezia,
"Alternative Shock- di Faenza e "Krosta" di Torino.
Fra i tentativi più interessanti vanno annoverati "Viva" di Roma, dagli
interessi assaì rarefatti e decadentì, che ha compìuto interessanti
opere di documentazione monografica, pubblicando perfino una cassetta
con un'antologia sonora dei californiani Screamers; "Craker" di Modena
che non si è fermata solo alla musica; "Masquerade" di Perugìa; "Rock
zero" di Viareggio, con aspirazioni a diventare una rivista in carta
patinata; "The night" e "Aceto"di Roma; il "Red Ronnie's Bazaar" di cui
parliamo a parte nello spazio riservato alla Nice label; l'Harpo's
Bulletin, promosso dalla cooperativa "Harpo's Bazaar"; il demenziale
"Le silure d'Europe" di Genova, nato intorno ai Dirty Action e autore
di un falso clamoroso come il reportage sul primo (falso) tour degli
Skiantos a New York; "Magazzini criminali" sofisticata fanzine prodotta
dall'omonimo gruppo teatrale della post-avanguardia; "Black's radio",
realizzato in quel delle Puglie; "Elettricità" fanzine fiorentina. Ed
inoltre ancora la minuscola "Bronco Billy" di Bologna; la napoletana
"Megawave" "Calibro rock"; "Bootleg"; "Art-rat"; "Tbc fanzine";
"Waves"; "Camp" dì Firenze; "Free"; "Clima"; "Wardance"; e le arrabiate
punkzine Attack" dì Bologna, "Alternative Music" di Rorna; "Krysi",
"Black out rock" di Torino; oltre infine alle sofisticate come
"Seduzione" di Padova o "Uh" di Genova e molte altre.
Il fenomeno più interessante ed internazionale nell'ambito della storìa
delle fanzine italiane è però rappresentato dalle audiozines nazionali,
che non hanno nulla da invidiare ormai a quelle che sì producono
all'estero e che anzi sono in stretto collegamento con esse.
La già citata "Viva"di Roma, per esempio, ha stretti contatti con la
francese "Sordide sentimentale", che le hanno già permesso la
pubblicazione della cassetta dedicata agli Screamers (inesistente su
vinile) in un prezioso cofanetto. Red Ronnie, autore dei "Red Ronnie's
Bazaar", ha potuto inserire il disco degli Alternative TV grazie ai
suoi rapporti con Mark Perry, e così per i Throbbing Gristle.
Ma il caso di gran lunga più eclatante è quello costituito da un
supergruppo grafico-audiovisivo sparso per tutta Italia che ha il suo
punto di riferimento principale in TRAX, installata a Bertiolo (UD),
marchio che ha firmato le migliori realizzazioni di audiozines italiane.
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