In realtà, bisogni culturali seri erano presenti da
qualche parte in quel grigio periodo. Certe curiosità furono ben
incarnate dalla Toast Records, nata a Torino nella primavera del 1985
sulle ceneri di un’altra gloriosa esperienza, la Meccano Records. Il
nome dell’audiorivista riprende il titolo italiano del road movie
“Vanishing Point” del 1971, diretto da Richard C. Sarafian.
Il successo di PUNTO ZERO si spiega facilmente,
considerando che l’idea di un immenso archivio di musica alternativa
aggiornato in tempo reale e diffuso capillarmente nel circuito
underground nazionale fu da subito vincente in quel periodo di
transizione tra il tramonto dell’era analogica e la gloriosa alba della
net-revolution, quando l’aggiornamento non era ancora “istantaneo” come
ai giorni nostri.
L’audiorivista, diretta sin dagli esordi da Silvano
Silvi per la parte giornalistica, da Giulio Tedeschi per le scelte
musicali (coadiuvato in fase di montaggio e masterizzazione da Gigi
Guerrieri) e nei primissimi tempi da Massimo Setteducati per tutto il
settore fotografico, si presentò subito con un taglio grafico e sonoro
inedito e particolare.
Un foglio informativo zeppo all’eccesso di interviste,
appunti critici, interventi, recensioni, foto. Il tutto allegato ad un
album in vinile, montato con criteri non tradizionali, anzi in alcuni
casi molto audace per i tempi e perché no, rischiosamente azzardato per
scelte artistiche che si discostavano volutamente dai trend modaioli
dell’epoca.
In pratica, un gioco alchemico di parole e musica che
andava a contaminare con destrezza generi e messaggi apparentemente
lontani, facendoli poi coesistere in armonia, nel medesimo contenitore.
Si evidenziarono da subito le tante finalità del
progetto e in particolare il desiderio di creare uno strumento agile e
nel contempo non banale, per tradurre i continui, convulsi e molte
volte illeggibili stimoli provenienti dalla scena musicale alternativa.
Il tutto proposto ad un prezzo di copertina molto economico.
Il primo vero numero di PUNTO ZERO viene, con immediato
riscontro di pubblico e critica, pubblicato e distribuito da Toast
nella primavera del ’90. In copertina, uno scatto fotografico di
Massimo Setteducati che ritrae, in rigoroso bianco e nero, Oskar
Giammarinaro degli Statuto intento a registrare “Senza di lei”, nella
penombra degli studi Minirec di Torino.
L’esperienza editoriale dura sei anni, con 25 numeri
prodotti (l’ultimo dei quali pubblicato, per errori redazionali, in
tiratura limitata ed
esaurito in pochissimi giorni) ed oltre 100 proposte sonore italiane
presentate.
Nella sua globalità, possiamo considerare PUNTO ZERO una
vera e propria banca dati con regolare aggiornamento stagionale
(l’audiorivista veniva pubblicata 4 volte l’anno: primavera, estate,
autunno, inverno).
Un ricco mosaico che ha raccolto di tutto (escluso il
nascente ital-rap). Calcano i solchi vinilitici di PUNTO ZERO nomi
molto noti (Gang, Statuto, YoYoMundi, Marlene Kuntz, Afterhours. etc.);
tasselli fondamentali per la comprensione del rock italico (Kirlian
Camera, Pankow, Go Flamingo, Incontrollabili Serpenti, Barbieri, etc.);
“personaggi” (Paul Chain, Marziano Fontana, Max Casacci, Wainer
Nadalini, Sandro Oliva, Theo Theardo, il poeta contadino Ottorino
Ferrari, etc.), progetti sonori di forte significato (Klasse Kriminale,
Kryptastesie, Sigillum S, etc.); culti sotterranei (Eazycon,No
Strange); proposte eccentriche (Francois e le Cocccinelle, Figli di
Guttuso, Le Scimmie e la luna, etc.), lingue e dialetti diversi
(italiano, spagnolo, francese, arabo, piemontese, sardo, calabrese,
etc.). Toccando praticamente tutte le possibili sfumature sonore
riconoscibili nel panorama contemporaneo (pop, psyco, ambient, beat,
industriale, combat, garage, oi, dance, blues, dark, hard, wave, punk,
etno, demenziale, grunge, folk, gothic, r&r, rumorismo, ska, etc.).
Nel corso degli anni PUNTO ZERO si arricchì di proposte
informative parallele che presero, di volta in volta, forme diverse.
Dischi 45 giri: quello dedicato ai Taken to the Bottle
allegato a PUNTO ZERO 5/6 e quello dei Sinnerdolls accluso a PUNTO ZERO
11/12. Un intero album di psichedelia (“Apocalisse di Diamante”,
gemellato con PUNTO ZERO 9/10). Una facciata completa di PUNTO ZERO 15
dedicata all’area Blues (“Blues City”,secondo capitolo della
compilation omonima uscita qualche tempo prima sempre per la Toast).
Inchieste sonore rivolte a scene locali: Faenza (PUNTO ZERO 16/17),
Ferrara (PUNTO ZERO 18/19/20), Sardegna (PUNTO ZERO 24/25). Uno special
costruito intorno ai gruppi prodotti artisticamente da Paul Chain nel
suo studio di Pesaro (PUNTO ZERO 13/14); persino un mini/libro dedicato
ad una brevissima storia del rock in Italia (“Toccatevi l’amore è
cieco”, PUNTO ZERO 13/14).
Essenziale ricordare la carica fortemente critica che ha
continuamente animato il settore informativo dell’audiorivista (i
collettivi redazionali erano situati a Torino, Genova, Bologna, Roma,
Potenza, Cagliari, Imperia): una pungente (a volte volutamente
irritante) analisi. Mai fine a se stessa. Arricchita da malcelate
provocazioni dirette specialmente verso lo stagnante ambiente degli
operatori del settore, noto per il suo atteggiamento cauto e
tradizionalista.
PUNTO ZERO in tutti questi anni è diventato un piccolo,
piacevole, persino utile oggetto di culto. Amato e coccolato da tutti
coloro che hanno ritenuto opportuno utilizzarlo e frequentarlo con
regolarità e ai molti fans nascosti in svariate parti del mondo, come
Germania, Giappone, Canadà.
Per chi ha buona memoria,ricordiamo che il lavoro di
selezione, documentazione e ricerca condotto da PUNTO ZERO è
paragonabile al progetto dei mitici Dischi del Sole che negli anni ’60
furono giustamente considerati la maggiore testiminianza della musica
popolare italiana del dopoguerra.
Purtroppo l’aumento delle spese collegate alla
produzione di vinile (che impediva di fatto la possibilità di mantenere
il prezzo di copertina a livelli commerciali) e la difficoltà per il
vecchio formato disco di trovare adeguato spazio nei punti vendita,
obbliga la Toast a chiudere a fine ’96 la prima serie, dando vita
progettualmente, dopo un certo periodo di studio, ad una edizione
digitale che avrebbe dovuto prendere il volo nel primo semestre del
2000. Purtroppo il tentativo rimase in cantiere, senza prendere vita
realmente.
5 capitoli:
1958/1969, 1970/1975, 1976/1979, 1980/1992,1993. In chiusura, una
citazione da "La società dello spettacolo" di Guy Debord.
Redatto
in piena Tangentopoli, il capitolo 1993 ha toni che si sono dimostrati
amaramente profetici."Il silenzio di Tangentopoli. Rimangono a
ticchettare tra le macerie fax ultima generazione e cellulari. I miti
politici dal dopoguerra ad oggi sembrano sgretolati.
Tigri di carta. Non è così. Troveranno il modo di rubarci anche il
futuro. Quale futuro?".
Poco
mesi dopo iniziava l'era Berlusconi e un ventennio di sradicamento
socioculturale che ha stritolato in un abbraccio suicida, destra e
sinistra, buttando le basi per la tragica ed amorale situazione attuale.
(testi in parte estratti dal sito della