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Rockgarage

Fanzine di cui furono pubblicati complessivamente sei numeri tra l'inizio del 1982 e la fine del 1984. Dal terzo numero (il n. zero/due) iniziarono ad essere allegati supporti sonori in vinile o cassetta. Questa pubblicazione resta uno degli esempi migliori di appassionata autoproduzione in ambito musicale negli anni '80, dove la buona qualità dei contenuti della fanzine veniva accompagnata da un elevato livello qualitativo nella scelta degli allegati sonori.

La presentazione che segue è scritta direttamente da Marco Pandin, ovvero uno dei creatori della fanzine, e potete trovare la versione completa della sua pagine dedicata a rockgarage al seguente link:

Rockgarage

Rockgarage era una fanzine (secondo alcuni, un "giornale giovanile") nata tra mestre, venezia e marghera verso la fine del 1981 da un gruppo di ragazzi, di amici di quartiere, di ex-compagni di scuola che s’erano rotti i coglioni della monotonia e del grigiore della vita e avevano presuntuosamente voglia di fare qualche cosa di intelligente e di diverso. tra questi c'ero anch'io. non disponendo di denaro, non c'è rimasta scelta che tentare di realizzare i nostri sogni con la fantasia e la creatività. francamente, non avevamo alcuna idea rivoluzionaria, né avevamo interessi o orientamenti politici simili sebbene vivessimo tutti in una città operaia, più che altro perché non era quello il nostro terreno di confronto. semplicemente un giorno abbiamo avuto quest’idea: facciamo(ci) un giornale. a tutti noi piaceva la musica, c’era chi suonava, chi amava scrivere, chi amava disegnare. l'età media era venti-ventidue anni, qualcuno più giovane, un paio più vecchi. eravamo tutti da tempo nel giro delle radio libere della zona, e forse per questo avevamo una mentalità più aperta -o meglio, una mentalità deviata- rispetto ai nostri coetanei: l’orientamento generico prevalente era di sistemarsi (finire gli studi, lavoro fisso, fidanzata, risparmi per metter su famiglia), oppure darsi al misticismo -in chiesa o in india- o isolarsi/scappare. per raggiungere quest'ultimo scopo, senza arrivare alle droghe pesanti, bastava un walkman (rigorosamente una sottomarca, o roba rubata): ascolto le musiche che voglio e affanculo tutto e tutti. non eravamo comunque molto diversi dai tossici: anche noi eravamo poveri, sfigati, emarginati e fuori posto. di diverso forse c’era che avevamo paura dell’eroina (abbiamo tutti avuto un compagno di scuola o di condominio trovato morto una mattina per strada), ed eravamo tutti ben consapevoli della situazione e del livello della merda: la provincia ci stava stretta, ma non avremmo abbandonato quella periferia piccola per andare ficcarci nel buco del culo di una grande città, a meno che non fosse stata londra, berlino o new york city. il punk è stato importante perché ha ci ha acceso sotto i piedi la miccia del coraggio: non eravamo certo un collettivo punk (sebbene in città molti ci "leggessero" tali), ma sono passati attraverso il punk alcuni messaggi e atteggiamenti che ritrovavamo come “nostri” e che abbiamo adottato. ad esempio il fatto dell’autogestione, dell’organizzazione dal basso, della non verticalità. l'attitudine rompicoglioni e la "mancanza di rispetto" verso le istituzioni l'avevamo già nelle ossa, visto che si viveva in quartieri di merda e si erano fatte scuole di merda e si erano confusi spesso e volentieri giochi da strada e piccolo teppismo. insomma, chi più chi meno ma tutti avevamo attraversato certi anni caldi, qualcuno con una fionda in tasca o un sasso in mano, altri immaginando di imbracciare una chitarra elettrica come un fucile. avevamo un forte senso di appartenenza, di branco. facevamo tutto assieme. i nostri inizi sono stati improvvisati e sbilenchi, piccoli concerti precari e feste con ingresso a colletta progettate semplicemente per stare insieme e ascoltare musica. c’erano dei gruppi che venivano a suonare, poi noi mettevamo su dei dischi e dei video. chi voleva ballava, chi voleva stava semplicemente là, chi voleva portava del vino o dell’altro, o da mangiare. erano cose fatte fondamentalmente per stare in compagnia: si scaricavano assieme gli strumenti e si puliva assieme la sala. cercavamo di bastarci: ci stampavamo da soli i volantini, fregavamo le fotocopie al lavoro, a scuola o in qualche ufficio, poi ci si dava all'attacchinaggio selvaggio. diffondevamo cultura in via orizzontale: nessun centro, nessun negozio. rockgarage era venuto fuori proprio da questo orribile "nulla" provinciale: proviamo a fare un giornale per noi perché prima per noi non c’era niente. e con la scusa del giornale, che a una prima occhiata di superficie si presentava esteticamente piuttosto bene e ci dava un minimo di credibilità, siamo riusciti a organizzare concerti, incontri, performance, mostre di fumetti e grafica, rassegne di cinema e video, tutte cose che non c'erano mai state prima. per via delle radio e degli scambi universitari si è venuti presto a contatto con i vari collettivi di bologna, milano, etc. (come pure pordenone), ma tra noi non c’è davvero mai stata collaborazione né, con ogni probabilità, alcuna stima. quelli noi li si guardava con un certo sospetto, preferivamo stare alla larga: avevamo imparato presto che il giro grosso del punk e comunque della musica indipendente era in mano a vere e proprie organizzazioni che di indipendente avevano solo il nome, e a gente di buona famiglia. a milano i punks avevano un posto occupato dove se ne stavano sempre chiusi dentro (c'erano voci che avessero accettato dei soldi dal comune per non rompere i coglioni, si diceva lo stesso anche di quelli di pordenone), a bologna addirittura il giro era in mano a gente ricca che già allora nei primi anni ottanta poteva permettersi personal computer e videocamera, gente che andava a londra ogni due-tre mesi a comprare dischi, spillette e magliette. da noi non c’era un cazzo, soldi praticamente zero, tasche vuote, disperazione: allora abbiamo preso tutto da fuori. abbiamo imparato dagli squatters a pretendere e a usare gli spazi inutilizzati. abbiamo imparato dai nostri padri a rispettare il lavoro ma a temere l'odore della fabbrica. abbiamo imparato a non seguire i fratelli maggiori e a non accontentarci delle briciole della rivoluzione. abbiamo imparato dai punks anarchici inglesi a farci i cazzi nostri senza dire niente a nessuno, e a dipingerci le magliette da soli (erano le più belle e le più economiche). per fare il primo numero del giornale ci siamo autotassati: chi aveva un lavoro ha messo qualche risparmio personale, abbiamo fatto una colletta con una festa/concerto alla biblioteca di oriago e s'è raccolto un tot di soldi anche raccogliendo ferrivecchi, bottiglie e carta straccia. siamo finiti in una tipografia a marghera dove, dopo aver pattuito una cifra, abbiamo implorato disperandoci uno sconto e la rateazione, e alla fine siamo riusciti a stampare il primo numero. tremila copie. per qualcuno di noi sembrava un’esagerazione, qualcun'altro era convinto che sarebbero rimaste invendute per degli anni, ma non si poteva non rischiare: eravamo ossessionati dall’idea che bisognava fare qualcosa, non volevamo morire in fabbrica, o finire a bere in un bar fino a non poterne più, o in un parco con una siringa piantata nel braccio. davamo via rockgarage a mille lire, un prezzo vergognoso più che simbolico. a chi non poteva pagare neanche questo regalavamo il giornale comunque: a noi interessava diffonderlo, farci leggere, farci sentire. con grande sorpresa di tutti la cosa è andata benissimo: sono rientrati presto i soldi che avevamo anticipato e ne sono stati raccolti degli altri. appena possibile abbiamo fatto uscire un altro numero, e poi un altro ancora. il giornale lo facevamo nei ritagli di tempo, tutti studiavamo o lavoravamo. non avevamo una sede: ci trovavamo una volta a casa mia, altre volte a casa di un altro. eravamo in pochi, bastava una stanza, ci ascoltavamo un po’ di dischi, qualche canna, e sognavamo di far scoppiare una rivoluzione (...a vent'anni si può), o almeno di immaginarne la colonna sonora. nel primo numero ci abbiamo ficcato dentro tutto quello che ci sarebbe piaciuto leggere: il primo numero di rockgarage è stato infatti una grande colossale enorme sega collettiva. il secondo era già qualcosa di più personale, il terzo era ancora più caratterizzato. parlando onestamente, direi che non abbiamo saputo inventare nulla: solo alcuni riescono a fare delle cose nuove, diverse, originali, personali. noi no. non è cosa da tutti. noi eravamo gente semplice: ascoltavamo e leggevamo di tutto, macinavamo tutto e inghiottevamo tutto. ci incuriosiva tutto. ci stupivamo di tutto. vendevamo rockgarage ai concerti, davanti alle scuole, per strada, per corrispondenza. non avevamo una rete organizzata di distribuzione, né degli intermediari. nessuno di noi si voleva arricchire: ci bastava rientrare dalle spese, cosa che puntualmente si avverava. siamo rimasti ai margini, o sotto a questi e soprattutto fuori da questi perché tutto quello che facevamo risultava essere non commerciabile secondo gli standard di mercato. nessuno di noi allora aveva mai seriamente pensato a fare delle cose per venderle. invece, rockgarage funzionava: ci siamo ritrovati in breve con quello che per noi era un sacco di soldi. che ne facciamo? la risposta era sotto i nostri occhi, anzi dentro alle nostre orecchie: c’erano dei musicisti tra noi, abbiamo pensato allora di allegare a rockgarage un disco con dentro le nostre canzoni. abbiamo coinvolto amici nostri di mestre e gente da spinea, da murano e un gruppo di marostica con cui avevamo fatto amicizia ai concerti. un disco con le nostre canzoni, finalmente. pensato, fatto, stampato tutto da noi (ci ha aiutato tecnicamente giampiero bigazzi della materiali sonori di s. giovanni valdarno). abbiamo stampato solo mille copie del giornale col disco perché non avevamo abbastanza soldi per stampare tremila dischi. ancora, tutto venduto di corsa. e ancora, siamo riusciti a pagare tutte le spese e a raccogliere altri soldi. abbiamo fatto un altro disco, e poi un terzo. abbiamo poi anche collaborato con gruppi di altre città (detonazione, franti) e coprodotto assieme dischi e cassette. troppo bello per durare: un giorno abbiamo provato a volare, ma ci siamo ritrovati improvvisamente a terra con le ossa rotte. ci siamo fidati di un centro di distribuzione indipendente che ci ha promesso una diffusione a livello nazionale: abbiamo consegnato l’intera tiratura del nostro ultimo numero (con un intero lp: cinque gruppi veneti, uno friulano, uno da milano, uno da cagliari e uno da firenze). tutto venduto in breve, ma… ci è stata restituita una montagna di bugie, ma non un soldo. ancora oggi, dopo più di vent'anni, non so ancora raccontare il senso di disperazione, il rumore assordante del tradimento di gente che fino a poco prima ti era stata amica. avevamo praticamente pronto il numero successivo, a cui stavamo concordando di allegare un disco dei litfiba e uno split ep con un gruppo di s. donà di piave (davai’ciass) e uno di salerno (spleen fix). niente da fare, non c'era più un soldo in cassa. siamo rimasti letteralmente inchiodati, tutti. io bene o male avevo un lavoro, ma a rockgarage collaboravano studenti e disoccupati, e un paio di noi magari vedevano nel giornale una mezza speranza di lavoro: invece che aumentare ogni volta le pagine e allegare due dischi avremmo potuto far uscire un formato standard e ritagliare un po’ di paga. rockgarage poteva essere una buona occasione di lavoro per almeno un paio di noi che sarebbero stati in grado di mandare avanti una redazione. quando mi sono reso conto dello sbaglio, comunque troppo tardi, ho abbandonato tutto. ho praticamente perso i contatti con tanti dei miei vecchi compagni di rockgarage. con qualcuno ci si sente, ci si vede ogni tanto. c'è comunque la sensazione forte di essere stati dentro a qualcosa di importante, di essere passati in mezzo a qualcosa che rimbomba ancora. non c'era mai stato niente di simile prima, peccato non ci sia stato niente di simile neanche dopo. ho saputo che c’è qualcuno alle fiere del vinile che vende i nostri vecchi dischi a prezzi spaventosi: se trovate in giro vecchie copie di rockgarage in vendita rubatele, danneggiatele, fatele a pezzi, bruciatele. se si lamentano, ditegli che ve l'ho chiesto io: rockgarage non era e non è cibo per collezionisti.

marco pandin

ROCKGARAGE FANZINE

numero zero [febbraio/marzo 1982] editoriale / interventi: rock italiano (panorama sulle cose musicali del dopo '77 in italia), john lennon '81 (considerazioni e commenti sulle proposte "culturali" e "non culturali" del comune di venezia) / musica: mamabarley, brian eno, bob seger, punk california / interviste: john martyn / testi tradotti: dead kennedys, crass, neil young / recensioni: jon hassell, david byrne, jerry anderson, tom tom club, clash, new order / inserto: london calling (guida alternativa di londra 1) / grafica: franco raffin "mi piace vivere in città", franco raffin "decadi", loris muner "silly asses", gilbert shelton "freak brothers"

numero zero/uno [luglio/agosto 1982] editoriale / posta / interventi: la vita in rock, european cowboys, musica irlandese / musica: death in venice, wops, matita emostatica, modern model, plastic host, ruins, controluce, ry cooder / interviste: gaznevada, jo squillo, roberto ellero / testi tradotti: poison girls / recensioni: frank zappa, stiff little fingers, new order, xtc, mink de ville, brian eno, john cougar, fun boy three / inserto: london calling (guida alternativa di londra 2) / grafica: loris muner "venice carnival", lobotomia comix "lama di rasoio", franco raffin "musica non sentita"

numero zero/due [gennaio 1983] editoriale / interventi: i circoli culturali di mestre e venezia, invasori spaziali, rassegna videorock, compra o muori / musica: not moving, chelsea hotel, steel crown, urbanoide, diaframma, ruins, go-karts, luna incostante, endless nostalgia, baker street band, surprize, mr. andrew, lightshine, de novo, qfwfq, gathered, punkaminazione, eu's arse, zipp, antisbarco, stalag 17, raf punk, bacteria, anna falkss, roir, maurizio angeletti / testi tradotti: snipers, dirt, deformed, crass, pseudo-sadists, bauhaus / recensioni: devo, psychedelic furs, simple minds, peter gabriel, gaznevada, consat angels, bruce springsteen, little steven, neil young / inserto: london calling (guida alternativa di londra 3) / grafica: franco raffin "uomoanimale", massimo cerruti, lobotomia comix "le avventure di johnny", franco raffin "gommabruciata"

rockgarage compilation #1 7" ep [allegato a rockgarage zero/due] plastic host "notte inquisitoria" / modern model "ice factory on strike", "(the) days on" / wops "bloody welfare", "politics" / ruins "i don't know" (pubblicato in collaborazione con materiali sonori)

numero zero/tre [maggio-giugno 1983] editoriale / interventi: il video e lo schermo, fanzine / musica: tuxedomoon, les disques de crepuscule, vortex, tati's lovers, diaframma, napolirock, punk attack II, i-riot, c. b. a. / testi tradotti: zero boys, bad brains, millions of dead cops, toxic reasons, virgin prunes / interviste: echo and the bunnymen, charlie'n'brooks, the sound, gaznevada, igor vidmar / recensioni: nico, prince charles and the city beat band, glenn branca, hi sheriffs of blue, young marble giants, the gist, weekend, the mob, flux of pink indians, television, new order / grafica: massimo cerruti, lobotomia comix "voyeurs", rosa anglani "topolix", cimanera, giorgio carpinteri, igort

rockgarage compilation #2 7" ep [allegato a rockgarage zero/tre] frigidaire tango "dazed life" (live) / death in venice "east" / changeling "i am an open sea" (pubblicato in collaborazione con materiali sonori)

merda [allegato a rockgarage zero/tre] (pubblicata in collaborazione con idea laboratorio / franco raffin nervous design)

numero zero/quattro [dicembre 1983] editoriale / interventi: biennale musica 1983, l'inverno del nostro scontento, meeting "i love you, fuck you", punk italiano, giorgio bertin "spasmoplus", fanzine, fanzine usa / musica: jon hassell, fred frith, spirocheta pergoli, camerabanda, degada saf, mono, london 77, noisenoisenoise pn, savage circle, plasticost, st. anthony's fire, comunicazioni a distanza, cruel bolero, trax anthems, wops, litfiba / testi tradotti: siouxsie and the banshees, glove / interviste: raf punk, frigidaire tango, charlie mendoza, chris and cosey / recensioni: this mortal coil, x, malaria, mc5, eyeless in gaza, p.i.l., indoor life, throbbing gristle, fra lippo lippi, london symphony orchestra, lounge lizards, michael nyman, anthrax, mecano / inserto: guida alternativa di berlino / grafica: massimo giacon, massimo cerruti "requiem automatico", franco raffin e rosa anglani "topolix", franco raffin "stupide anime"

rockgarage compilation #3 7" ep [allegato a rockgarage zero/quattro] diaframma "illusione ottica" (live) / qfwfq "desideravamo belve" / degada saf "tri-banal" / funkwagen "ebdomero" (pubblicato in collaborazione con materiali sonori)

detonazione "sorvegliare e punire" 7" ep [allegato a rockgarage zero/quattro] (ristampa pubblicata in collaborazione con tunnel records)

numero zero/cinque [settembre 1984] editoriale / musica: frigidaire tango, detonazione, diaframma, go-karts, degada saf, crepesuzette, 2+2=5, pyramids, plasticost / grafica: franco raffin

rockgarage compilation #4 lp [allegato a rockgarage zero/cinque] frigidaire tango "take over from me" / detonazione "grigia miseria" (live), "i programmi agli inferi" (live) / diaframma "altrove" (demo) / go-karts "windy nights for the heroes" / plasticost "panorama" / degada saf "la rhumba de shang hai" / pyramids "mouth of nilo" / crepesuzette "killing japanese" / 2+2=5 "oggi è un bel giorno" (pubblicato in collaborazione con materiali sonori) "...una caratteristica di rockgarage: dare la possibilità a tutti indistintamente di poter usufruire del disco come mezzo di comunicazione..." (rockerilla)

ROCKGARAGE RECORDS

degada saf "no inzro" lp [1984] · musica pesantemente elettronica dalle tonalità oscure, dal ritmo pulsante e ossessionante, accostabile alle prime esperienze dei cabaret voltaire. gruppo trevigiano che, dopo questo lp, ha tentato senza successo l'avventura dance.

history of unheard music "chapter one" lp [1984] · ensemble di new york city dedito alla computer music ed alla manipolazione del suono tramite congegni elettronici e software di propria progettazione e realizzazione.

funkwagen "il caso funkwagen" lp / digital mastering [1985] · etichettarli come "un gruppo punk-jazz" è sbrigativo, discutibile e sbagliato. altoatesini, polemici e incazzosi, attivi dalla fine degli anni '70, attenti a intercettare le nuove tendenze e pronti a sperimentazioni senza compromessi: influenze jazz, innamoramenti funk e fusion, dure contaminazioni elettriche e rock in una miscela inimitabile. decisamente un caso a parte nella new wave italiana di allora.

politrio "effetto eisenhower" lp [1986] "...molto più che un anonimo lp di debutto dell'ennesima nuova formazione rock italiana. niente trabocchetti, niente padrini né bandiere, niente -ismi e niente post-. un disco originale e bizzarro..." (rockerilla) "...estrosi e brillanti nelle loro colte escursioni jazz-funk-rock, ed attenti a ogni forma di sperimentazione multimediale. souni "diversi", di grande impatto..." (il mucchio)