stay free

 







Stay free !

Un ringraziamento a  Fabio Vergani per aver condiviso i suoi ricordi relativi a questa esperienza  frutto di una evidente forte passione per la musica.

Della fanzine ne ho un solo numero, quello nella foto qui sopra, ma mi è bastato per ritrovarvi una notevole sintonia con i miei gusti di allora e percepirne l'entusiasmo che la animava.... Di conseguenza è arrivata la curiosità e la voglia di saperne qualcosa di più ...

Quando e dove nacque l’idea di creare la pubblicazione ? Chi erano le persone in essa coinvolte? Quali le loro attitudini politico-culturali

Fu una idea che nacque da me e Michele Anelli (Stolen Cars, Groovers..), da cui poi mi distaccai per rendere più concreto il progetto con il mio trasferimento a Milano.

La mia idea era di creare una rivista vera e propria, autoprodotta e distribuita in proprio, anche se inizialmente, da cui il nome, essenzialmente dedita al mondo dei Clash e dintorni.

Non appena iniziai a buttare giù idee e progetti capii che non ci si poteva ridurre a quell’ambito con tutta la musica che c’è e che c’era.

Attitudini culturali si riferivano soprattutto all’ambito musicale e cinematografico, politiche direi per nulla, tuttavia eravamo sicuramente legati ad un pensiero progressista, ma né io ne tra i vari collaboratori c’è mai stato qualcuno affiliato ad un partito.

Certo è che tanti concerti, di gruppi stranieri e non, avvenivano in occasione delle feste dell’unita nazionali, romagnole e non.

Marco Boraso, ora in Clear Channel fu un aiuto prezioso, quasi un vice, grandi capacità grafiche e larghe vedute musicali. Un principale ispiratore fu Davide Sapienza e la sua fanzine FIRE dedicata al mondo U2, che poi si allargò ad altri argomenti.

Io ero un po’ il factotum e di volta in volta coinvolgevo vecchi e nuovi personaggi come Tommaso Ridolfi per Peter Gabriel, Tiziano Sossi per il cinema…e altri amici che gravitavano nella mia orbita. Al batterista amico dei Ritmo Tribale Alex Marcheschi chiesi di farmi un articolo sui DIED PRETTY, visto che li conosceva bene.

Dove non arrivavo con il mio entusiasmo ci facevo arrivare quello degli altri.

In quegli anni alcuni articoli in versione ridotta andavano poi anche su Rockerilla, Mucchio o Buscadero. In momenti diversi riuscii a collaborare con tutti e tre.

Quale era il luogo di ritrovo “redazionale” ?

Diciamo che ci si trovava in un bar o dove capitava, anche a casa, ma essendo io molto geloso e poco incline al dialogo decidevo spesso in solitudine chiedendo solo pareri agli stretti collaboratori.

Un luogo particolare era la copisteria ove si andava a fotocopiare il giornale tutti insieme una volta impaginato. Il fotocopista era una persona squisita, simpatica. Un romagnolo trapiantato a Milano di cui porto un bellissimo ricordo.

Cosa e “come” desideravate comunicare ? Nell’impostazione della rivista avevate modelli cui vi ispiravate (italiani o stranieri), oppure modelli negativi da cui ci tenevate a differenziarvi ?

Pur traendo ispirazione dalla stampa straniera come NME e SOUNDS e MM, L’idea era quella di differenziarsi, anche se ho sempre tenuto in considerazione i mensili italiani che sono stati comunque il verbo e l’unica fonte di notizie e di approfondimento per anni.

La distribuzione della pubblicazione come avveniva ?

Nei negozi della zona di Milano o del lago maggiore dove gravitavo individuavo i possibili punti vendita (generalmente negozi di dischi e librerie alternative) e ci andavo di persona proponendo le copie in conto/vendita e garantendo una percentuale.

Con quelli più lontano avveniva la stessa cosa, ma a distanza con corrispondenza e telefonate.

Il mio peregrinare per vedere concerti in giro per l'Italia, e gli sviluppi e viaggi per incontro con amici (vedi Andrea Sbaragli e Fabio Capanni di CONTRORADIO oltre al Meli di ARS MORIENDI a Firenze ) hanno portato la rivista ad essere distribuita anche nei maggiori centri; Genova, Bologna, Napoli, Roma, Torino... Anche qualche lettore si offrì come piccolo distributore locale.

Ricordate eventi o situazioni che hanno lasciato emozioni singolari o che hanno alimentato riflessioni particolari ?

Il top è sicuramente quando mi misi in autostop a seguire il tour dei Redskins in giro per l’Italia: sapevo che ne avrei tratto un articolo di punta per il giornale.

Fu una forte esperienza umana, quasi mistica, non tanto per l’incontro con il gruppo, ma soprattutto per la situazioni che si crearono in quel viaggio/avventura per la penisola.

A Umbertide conobbi gli amici fiorentini, la data successiva resta memorabile per aver dormito in uno spartitraffico dopo il concerto non avendo trovato nulla di meglio ed essendo a corto di soldi e poi all’ultima data in emilia conobbi il loro discografico Italiano che mi riportò a casa in mercedes…

Ma sono stati tanti gli incontri che mi hanno arricchito dal punto di vista umano, sia con band in apparenza ignoranti come i Meteors, fino agli Easterhouse che mi raccontarono con le lacrime agli occhi del loro terribile stato di vita a Belfast.

Avevate rapporti significativi con altre situazioni simili in altre zone d’Italia? Si erano create delle sinergie ? C’era comunicazione con i lettori ? Che tipo di comunicazione ?

Come già detto prima FIRE di Sapienza, ARS MORIENDI di Meli e poi LINEA DIRITTA di Vittorio Piaggi, sono tutte situazioni da cui sono scaturite amicizie e rapporti importanti, professionali e non.

Partecipai anche ad un paio di raduni delle Fanzine, ma mi sentivo un po’ diverso; STAY FREE non era quella che parlava solo di un argomento in particolare come SOLID ROCK dei Dire Straits ad esempio, era un po’ più ad ampio respiro. Pensa che ogni tanto tra me e me fantasticavo che un giorno sarei andato in un casa editrice a propormi.

Alcuni lettori diciamo i più fedeli, una dozzina, mi scrivevano spesso per complimentarmi e per incoraggiarmi e alcuni anche per abbonarsi..cercavo sempre di rispondere a tutte le lettere, ma non era facile star dietro a tutto: scelta articoli, ricerca foto, documentarsi, ascoltare…fare altro per vivere, far finta di studiare...

Che importanza aveva nella vostra vita la musica (quale musica?), o una qualunque altra espressione artistica ?

Una importanza tale che ne ho voluto fare una professione, anche se dall’altra parte della barricata, e questo dice tutto.

Quanto era viva l’attenzione verso la politica istituzionale, ufficiale ?

Politicamente direi zero… a livello di rapporti con realtà consolidate ricordo che decisi di donare una pagina al centro di aiuto alla famiglia e al bambino maltrattato (CAAF) di Milano, tutto qua.

(Una sorta di associazione tipo pre-telefono azzurro) in futuro avrei probabilmente  fatto, se fossi andato avanti, altre iniziative del genere.

Hai creato o collaborato ad altre iniziative editoriali e artistiche negli anni successivi?

Come dicevo, in contemporanea e poi successivamente ho collaborato con le tre riviste di settore di quegli anni, (ROCKERILLA; BUSCADERO e MUCCHIO ma poi sono passato dall’altra parte della barricata e non mi è sembrato più etico scrivere di musica (cosa che invece adesso fanno in molti e trovo davvero disdicevole); con STAY FREE ero riuscito ad entrare in tutte o quasi le case discografiche e a guadagnarmi la loro stima e il rispetto oltre che i promo e la possibilità di interviste con band e gruppi. Una di queste, la Ricordi, vedendo che trattavo cose molte particolari che spesso loro promuovevano o distribuivano (Nick Cave per fare un esempio) mi offrì un lavoro. Quindi piano piano ho dovuto imparare a convincere i media musicali a riferire dei prodotti che lavoravo, cosa che più o meno, unitamente ad altre di contorno, faccio tuttora dopo aver fatto anche altre esperienze in campo discografico.

 Hai mantenuto rapporti con i tuoi vecchi collaboratori ?

Poco, purtroppo molto poco, ma siamo sempre in tempo a recuperare.

Ti manca qualcosa di quegli anni ?

Una volta essere qualcosa nel mondo della musica era come appartenere ad una classe privilegiata, in senso culturale, non economico o di status, sia chiaro.

Si era un po' come delle mosche bianche, anche se ovviamente non ci guadagnavi nulla.

Dispiace vedere che tanti gruppi indipendenti italiani di allora non hanno avuto una chance, adesso ci sono molte più porte aperte.

E ora sembra che chiunque possa scrivere o fare o occuparsi di musica. E’ tutto molto più frammentario e più difficile dipanarsi nel marasma delle offerte sia letterarie che musicali.

Mi sono un po’ rivisto nel protagonista di ALMOST FAMOUS, con le dovute differenze, anche io scoprii la musica perchè nell’adolescenza mia sorella a causa del suo trasferimento mi lascio l’accesso alla sua stanza con dentro tutti dischi dei Led Zeppelin, WHO, Rolling Stone, Clash, Police ecc che iniziai ad scoprire.