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Non ce n'è: fanzine e anni novanta
Fabio
Battistetti racconta la sua esperienza di "fanzinaro". Testimonianza
trovata in rete e tratta quasi integralmente da iyezine.com
"pensarci ora vi vien da sorridere… Per tanti motivi, fare una fanzine
è stata per me un’esperienza formativa, sociale, comunicativa oltre che
musicale. Era il 1993, frequentavo il liceo ed al secondo anno mi
ritrovai un nuovo compagno di banco (Luca) col quale iniziammo a
scoprire musiche diverse dalle solite propinate da radio e riviste
musicali (che principalmente erano heavy metal e simili). Il nostro
percorso di scoperta fu molto rapido, il punk rock ci rapì per
l’immediatezza e l’urgenza (di comunicare): quello fu il primo input.
Fummo aiutati dal fatto che in città, a Torino, trasmetteva l’emittente
libera, Radio Blackout che di punk e musiche alternative ne era un po’
la voce ed essendo una radio autoprodotta il contatto con essa poteva
essere semplice. C’era una trasmissione che oltre a far ascoltare le
ultime novità del punk/hardcore ed i “classici” del genere raccontava
di fanzine straniere e non, il conduttore era Andrea Pomini, fanzinaro
anch’esso con Abbestia.
Lo
contattammo per ordinare proprio delle fanzine (incuriositi dai suoi
racconti radiofonici) ed andammo direttamente in radio a ritirare
l’ordine scoprendo un piccolo grande mondo che da lì a qualche anno
sarebbe stato un punto centrale per noi (in radio ci arrivammo con una
nostra trasmissione l’anno successivo). E’ così che iniziammo a
divorare pagine fotocopiate di fanzine nostrane e straniere (Maximum
Rocknroll e Flipside). Quelle letture ci entusiasmarono e facemmo
presto due più due e ci dicemmo: “ora tocca a noi !”. Volevamo anche
noi dire la nostra, scrivere di musica ci affascinava e per di più
potevamo fare tutto da noi perchè uno dei primi insegnamenti avuti dal
punk, è l’autoprodursi, far da se, senza chiedere ad altri o delegare e
nel caso di una fanzine non ci voleva poi così tanto per farla. In
parallelo, in quegli anni, grazie a Luca iniziai a frequentare
intensamente l’annuale Fiera del Libro per la passione della lettura e
per scorgere un po’ del mondo dell’editoria che in un modo del tutto
rudimentale noi prendemmo a modello per il nostro piccolo progetto
cartaceo. Non avevamo i mezzi dell’editoria, ma in fondo non servivano
ed interessavano per il nostro scopo: il punk ed il do it yourself ci
offriva il contesto ed i mezzi di produzione. Il taglia ed incolla non
è stato inventato con il sistema operativo dei computer, era ed è
qualcosa di fisico da farsi con forbici e colla, ed era forse una delle
ultime azioni nella produzione di una fanza, prima occorreva scrivere !
Il nome Non Ce N’è lo decidemmo dopo alcuni tentativi prendendo spunto
dal titolo di un brano di un gruppo locale, i Church Of Violence.
I
contenuti nascevano dall’urgenza di dire la nostra, raccontare e far
conoscere, musiche, gruppi, situazioni e compagnie bella. Le sorgenti
su cui scrivere arrivavano un po’ dai nostri ascolti musicali che in
quel periodo erano in piena esplorazione / scoperta e dagli amici di
penna (fanzinari, appassionati come noi, etc.), tanto che una
caratteristica di Non Ce N’è è sempre stata quella di avere contributi
da persone esterne. Ad esempio, nel primo numero un ragazzo di Saluzzo
scrisse un articolo sui Germs (lui stesso di lì a poco iniziò la
fanzine Bestial Devotion). Usavamo un software di scrittura per
computer (DOS) che girava su un floppy disk (di cui conservo ancora una
copia con i testi prodotti) ed una volta che avevamo pronti gli scritti
li stampavamo per poi passare alla fase calda della produzione: con
forbici e colla alla mano assemblavamo le pagine. I primi numeri furono
stampati in ciclostile grazie al padre di Luca, ed il ciclostile era un
buon metodo (per velocità e qualità) e ci permise anche di avere la
copertina stampata in azzurro mentre il resto delle pagine erano in
nero.
In quel
momento storico, avere fuori un numero di una fanzine, significava
aprire la porta su un mondo di contatti, nuovi amici di penna e difatti
fu proprio così. I primi due numeri furono il frutto dell’urgenza a
livello di contenuti forse non erano il massimo, seppur rappresentino
parecchio il nostro intento, dal terzo in poi iniziammo a lavorare in
maniera più definita rispetto alla composizione ed alla redazione,
dandogli una caratteristica precisa, dando importanza primaria alle
recensioni di dischi e fanzine ed alle opinioni personali (columns, qui
era chiara l’influenza dalle fanzine americane). In parallelo avevamo
anche dato vita all’etichetta discografica Non Ce N’è Records
producendo il 7” (il fantomatico 45 giri) diviso a metà tra i torinesi
Boyz Nex’ Door e gli spezzini Manges. All’epoca del quarto numero della
fanzine, pubblicammo la fanza in 500 copie allegando la seconda uscita
dell’etichetta, il 7” dei torinesi Killer Klown. Se la mente non mi
tradisce, quello fu anche l’ultimo numero firmato da me e Luca assieme,
perché dopo questo lui decise di dedicarsi maggiormente all’etichetta
ed in seguito partì con un nuova fanzine, Gabba Gabba Hey (più
orientata sul garage ed il punk rock come temi musicali), mentre io
volevo orientare la fanza verso uno sguardo più amplio sul mondo
musicale underground (chiaramente in base ai miei gusti). Non Ce N’è
Records sotto la guida di Luca è andata avanti per un bel po’
producendo altri dischi per Killer Klown, Manges ed altri gruppi, prima
di cambiare nome in Mad Driver, arrivando a produrre anche gruppi
stranieri (Spider Babies, Coyote Men…). Io ho dedicato maggiori sforzi
alla fanzine curandone la relativa distribuzione di fanze e dischi che
era nata come conseguenza dello scambio di NCN con altro materiale.
All’interno della scena DIY, lo scambio è sempre stato il modo migliore
per far veicolare il materiale, era una specie di rete internazionale
di supporto che andava anche oltre, organizzando concerti. Anche noi ne
facevano parte e ci siamo anche dedicati ad organizzare concerti a
Torino per un po’ di anni, già dai tempi della fondazione della fanza,
il primo fu nel novembre del 1994 ad El Paso per i Soundblast di
Ravenna ed gli Slowo dalla Polonia, i primi si erano da poco
autoprodotti il primo 7” che ci aveva entusiasmato tanto da decidere di
dargli una mano per un concerto in città. In molte di queste situazioni
si creavano amicizie e situazioni di scambio “umano” ed in fondo era
quello il succo di tutto: condividere umanità.
Il tema
della condivisione, l’ho imparato lì ed è una cosa che ho ritrovato su
altre vie a proposito di copyright e software e tuttora è un leit motiv
per quanto riguarda il mio agire in ogni campo. La conseguenza di avere
una distribuzione ed il condividere le esperienze di cui sopra mi portò
a creare una piccola etichetta discografica, Neghenè (non ce n’è in
dialetto ligure-spezzino, suggeritami dai Manges) con la quale
co-produssi (assieme ad altre etichette) dischi di gruppi ai quali
sentivo di voler dare il mio supporto, ricordo il 7” dei Rudimenti,
quello degli Arsenico, quello dei Bombardini, una cassetta dal vivo dei
Manges, il cd dei Panico ed altri. NCN come fanzine ha proseguito le
pubblicazioni sino al 2000/1 assumendo un layout sempre più curato ed
arrivando al numero 9 in un’uscita split con la fanzine: La Piccola
Meraviglia. Nove numeri in 7 anni erano forse pochi, ma i tempi di
produzione e distribuzione erano abbastanza lunghi, avevo la volontà di
dare maggiore continuità per fornire informazioni fresche, ma non ci
riuscivo più di tanto. Dopo aver esaurito le risorse per quel progetto,
ne misi subito in cantiere uno nuovo: una fanzine dal formato più
piccolo (non più l’A5 di Non Ce N’è, ma bensì uno che era la metà), una
sorta di diario tascabile, impostato sulle opinioni e con temi musicali
più freschi (anche qui frutto dei miei gusti diversificati del periodo).
Il nuovo
progetto si chiamava La Mini e ne feci 4 numeri stampati per poi
passare al web/blog; la frequenza di uscita era più rapida rispetto a
NCN e si basava su una redazione a più voci e con contributi esterni
anche per l’impaginazione, i primi tre numeri furono curati in parte o
in todo da Alessandro Baronciani. In base a questa linea, l’evoluzione
quasi naturale visti i mezzi in ballo fu quella di trasformarla in un
blog (che è ancora online) con l’intento di proseguire il tema della
scrittura condivisa, andando avanti sino al 2004/5 quando lentamente il
tutto iniziò a sfumare via. Da quel momento partono altre storie di
vita che non hanno apparentemente nulla in comune con una fanzine, se
non le esperienze umane condotte, che hanno avuto influenze su di me
ancora per parecchio."
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